Movie #29: Il corriere – The Mule

Il corriere – The mule è un film coi controcoglioni. Non è un Breaking Bad della mezza età. A mio parere è un film sulla vita. Semplice e diretto.

Clint Eastwood non si smentisce mai. The Mule è un duro film sulla vita di un uomo, Earl Stone, floricoltore e veterano della guerra in Corea, che per il suo lavoro ha trascurato moglie e figlia. E indovinate un po’ cosa ha ottenuto? Nulla di nulla: la vecchiaia e la crisi economica gli hanno portato via la tanto amata attività, nonché unica fonte di sostentamento; e la famiglia, eccetto per la nipote, non vuole saperne di lui. E allora quale potrebbe essere la miglior soluzione per una situazione di merda, per reagire al disfacimento del corpo e del mondo che lo circonda? Semplice: fare il corriere per il cartello messicano. Sembra una storia assurda, ma è tutto vero: la pellicola si ispira alla vera storia di Leo Sharp, simpatico novantenne americano che per sbarcare il lunario decide di fare da corriere per i messicani.

Earl fatica ad adattarsi al nuovo mondo e alla nuova generazione dei nativi digitali. Nonostante ciò, l’unica persona a cui sembra tenere di più è la giovane nipote, Ginny, che sta per sposarsi. Come aiutarla con i preparativi delle nozze se i soldi mancano? La soluzione arriva alla sua festa prematrimoniale: un ragazzo gli dà un numero, dicendogli che avrebbe un lavoretto che potrebbe interessargli, se solo se la sente di guidare. Earl ama guidare, in più, che sarà mai trasportare della “roba” in giro per l’ America? Il nonnetto sembra quasi inconsapevole del brutto affare in cui si è cacciato, ma dopo averlo effettivamente scoperto non si tira indietro, diventando addirittura uno dei più fidati corrieri del cartello. Tutto finché l’amore per la sua famiglia non lo metterà alle strette. Intanto, un agente della DIA (Bradley Cooper) è sulle sue tracce, determinato a scoprire la vera identità di Tata (nome in codice di Earl).

Clint Eastwood ha un debole per i veterani di guerra (soprattutto di quella in Corea) e per il difficile rapporto tra generazioni, tematiche da lui esplorate in più film (vedi Gran Torino del 2008). Non manca uno sguardo sulla difficile convivenza razziale in un paese come l’America, in cui l’elezione di Donald Trump ha dimostrato quanto i WASP detengano effettivamente il potere e guardino alle minoranze (prevalentemente messicani e neri) con spesso inconsapevole ma radicato pregiudizio. Certo, credo sia molto più consigliabile guardarlo in lingua originale, in quanto il doppiaggio dei messicani ricorda i dinosauri antropomorfi dalle voci ambigue, ma per il resto ve lo consiglio. Complimenti al grande cowboy che invecchia, ma che non perde fascino e talento.

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