
Ci sono autori che preferisco leggere a determinate stagioni. Chimamanda Ngozi Adichie per me è un’autrice estiva: non perché i temi da lei trattati siano leggeri, ma perché il caldo torrido di queste giornate mi fa sentire più vicina all’Africa, sfondo delle sue storie.
L’Ibisco viola (Purple Hibiscus, 2003) è ambientato nella Nigeria post-coloniale e ha come protagonista la quindicenne Kambili, costretta, insieme alla madre e al fratello maggiore Jaja, a subire i tremendi soprusi di un padre padrone e ipercattolico. A cambiare la vita dei due giovani fratelli sarà l’incontro con zia Ifeoma e i suoi figli, nella cui modesta casa di Nsukka i due alloggeranno, seppur per un breve periodo. Qui avranno l’opportunità di passare del tempo con Papa-Nnukwu, il nonno a lungo rinnegato a causa della sua fedeltà agli dèi tradizionali igbo, e conosceranno padre Amadi, un giovane parroco che include nelle sue funzioni i gioiosi canti in lingua igbo, discostandosi così dalla severità con cui i missionari europei vivono la religiosità. Purtroppo i due fratelli saranno costretti a tornare a casa, ma quella visione di libertà a Nsukka li avrà profondamente cambiati. Chi l’avrebbe mai detto che quel breve periodo avrebbe cambiato la loro esistenza?
L’ibisco viola è il primo romanzo della celebre scrittrice nigeriana, considerata la degna erede di Chinua Achebe, esponente di spicco della rinascita letteraria nigeriana post-coloniale. Proprio dal titolo del più famoso romanzo di Achebe , Il crollo (Things Fall Apart, 1958), la Adichie estrapola l’incipit del proprio romanzo d’esordio:
Things started to fall apart at home when my brother, Jaja, did not go to the communion (…)
Adichie, C. N., Purple Hibiscus, New York, Algonquin Books, 2003, p.3.
Il romanzo della Adichie ha in comune con il suo antenato letterario anche l’esaltazione della cultura orale igbo: se in Il crollo sono le donne a raccontare la leggenda che motiva i rilievi sul guscio della tartaruga, che sembra rimesso a posto dopo una rottura, in L’ibisco viola a raccontare una leggenda simile è Papa-Nnukwu, ultimo baluardo di tradizione in una Nigeria che ha barattato le proprie origini in cambio di tradizioni importate dai colonizzatori. Tra queste tradizioni, ritroviamo la religione cristiana, che in questo romanzo sembra smembrare intere famiglie, divise tra valori autoctoni e valori occidentali. Questo tema era già stata affrontato, sempre da Achebe, in La freccia di Dio (The Arrow of God, 1964), ma non crediate che L’ibisco viola sia un copia-incolla del precedente lavoro di Achebe. Infatti, la Adichie integra nel suo romanzo altre importanti tematiche, come la violenza domestica, il ruolo della donna, l’emigrazione e la natura. Nonostante i vari riferimenti al suo maestro, L’ibisco viola di Chimamanda Ngozi Adichie è un romanzo unico nel suo genere che merita assolutamente di essere letto.
Voto: 8/10