Book #26: Sozaboy di Ken Saro-Wiwa

romanzo nigeriano di Ken Saro-Wiwa Sozaboy sulla guerra civile

Da quando ho letto Metà di un sole giallo di Chimamanda Ngozi Adichie, la mia visione della letteratura è cambiata: il post-coloniale è entrato a far parte della mia vita. Ciò che mi ha fatto innamorare da adolescente della letteratura è stato una parte importante del canone occidentale, Orgoglio e Pregiudizio della Austen e forse è alquanto bizzarro che a rinnovare questo già grande amore sia stata la letteratura definita dai critici occidentali “periferica”. A un anno dalla discussione della mia tesi sulla letteratura post-coloniale in Nigeria e in India, ancora continuo a leggere romanzi sull’argomento. Questa volta è stato il turno di Sozaboy, romanzo scritto dal nigeriano Ken Saro-Wiwa.

Il titolo originale e completo del romanzo ci aiuta a capire meglio qual è la particolarità dell’opera: Sozaboy. A Novel in Rotten English è infatti un esperimento linguistico; il romanzo è scritto in pidgin nigeriano. Il pidgin è una sorta di linguaggio meticcio, nato dall’unione tra la lingua del colonizzatore e le parlate locali. Per chi non lo sapesse, la Nigeria è stata per circa un secolo colonia dell’Impero britannico, che ha unito territori diversi, abitati da popoli con lingue e culture diverse, dentro un unico confine. Questa intromissione europea ha avuto un profondo impatto nel fluire degli eventi, soprattutto dopo l’indipendenza del paese nel 1960. Inizialmente, a detenere il potere erano gli Hausa, etnia di religione musulmana residente nella parte settentrionale nel paese, ma i militari Igbo (altra etnia abitante nella parte sud-orientale del paese) reagirono prendendo il potere grazie a un colpo di Stato, a cui seguì un secondo golpe con cui gli Hausa ripresero il potere e fomentarono l’odio verso gli Igbo. Decine e decine di Igbo residenti nella Nigeria settentrionale e sud-occidentale, abitata dagli Yoruba, altra macro-etnia nigeriana, furono massacrati come rappresaglia per la morte dei militari e politici Hausa uccisi nel primo colpo di Stato. Per questo motivo, gli Igbo tornarono tutti nella loro regione, che dichiarò la propria indipendenza sotto il nome di Repubblica del Biafra nel 1967. La secessione di una regione così ricca di petrolio era impensabile per la Nigeria e per i suoi alleati politici, e perciò ne scaturì una sanguinosa guerra civile, che si concluse nel 1970 con la vittoria della Nigeria. Proprio nel periodo della guerra civile si svolgono le avventure di Mene, un giovane aspirante autista che desidera solo sposare Agnes, una ragazza bellissime con delle tette gigantesche. Le cose si complicano quando effettivamente la sposa: per la ragazza, Mene diventerà un vero uomo solo se diventerà un sozaboy (forma corrotta dell’inglese soldier boy). Per lei e per la sua personale cocciutaggine e ambizione, Mene si arruola; ma se all’inizio tutto sembra fantastico, quando il conflitto diventa duro Mene si accorge che la guerra è una grande stupidaggine. In un romanzo che sembra la parodia di un racconto di guerra per via del linguaggio sgrammaticato e colorito utilizzato, Saro-Wiwa racconta la vacuità della guerra: il protagonista, pur di sopravvivere finisce per combattere per entrambe le fazioni, senza sapere qual è la vera causa del conflitto, cosa che in realtà non sembra neanche interessargli. Tutto ciò che Mene vuole è ritrovare sua madre e sua moglie. Per questo motivo alla fine della guerra visiterà diversi campi profughi, dove si aggira il terribile fantasma del kwashiorkor, una grave forma di malnutrizione che nel nostro paese è nota anche con il nome di biafra, appunto. In quella che diviene un’odissea tra il regno dei vivi e dei morti, riuscirà Mene a ritrovare i suoi cari e a ritornare a casa? Emblematico rimane comunque il finale del romanzo:

E stavo pensando a come prima ero stato orgoglioso di andare soldato e di chiamarmi Sozaboy. Ma ora, se qualcuno viene a dirmi qualcosa della guerra, o anche del combattimento, io mi metterò a correre e a correre e correre e correre e correre. Credetemi, sinceramente vostro.

K. Saro-Wiwa, Sozaboy

Se la tematica più immediata del romanzo è la denuncia della guerra, la seconda ma non meno importante è la corruzione delle figure legate al governo. Questa tematica è stata molto a cuore allo scrittore, che si fece portavoce della causa degli Ogoni, etnia abitante la regione del Delta del Niger, creando nel 1990 il Mosop (Movement fot the Survival of the Ogoni People). Il movimento nacque per manifestare contro lo sfruttamento coatto del territorio da parte delle compagnie petrolifere. Gli Ogoni vivevano principalmente di agricoltura e di pesca, ma la distruzione del territorio li mise in seria difficoltà. Ken Saro-Wiwa, figura scomoda per un governo che traeva evidenti benefici dallo sfruttamento di queste aree, fu giustiziato nel 1995 insieme ad altri otto militanti del movimento. Per la sua opera letteraria, molto interessante sia per le tematiche trattate che per il linguaggio, e per la sua lotta politica, Ken Saro-Wiwa è un intellettuale che non va dimenticato e che si pone tra le grandi voci letterarie della Nigeria, paese spesso dimenticato nel dibattito culturale, ma che ha dato i natali a scrittori e scrittrici di grande inventiva e talento.

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