
A volte un libro può fare paura nonostante sia una storia inventata. Questo è l’effetto che mi fa Il Racconto dell’Ancella: mi spaventa per la sua attinenza al presente, mi spaventa perché non sembra affatto una storia inventata e inverosimile; anzi, sembra stia parlando disperatamente alla nostra società.
Difred è un’ancella. Passa le sue giornate intrappolata in un’insopportabile routine, rotta una volta al mese dalla Cerimonia, un rito carnale che consiste nell’avere un rapporto sessuale totalmente impersonale con il Comandante e sua moglie, suoi proprietari, con lo scopo esclusivo di donar loro un figlio, seguendo i dettami della Bibbia:
Ora Rachele vide che non poteva partorire figli a Giacobbe, perciò Rachele divenne gelosa di sua sorella e disse a Giacobbe: “Dammi dei figli, altrimenti muoio.”. Giacobbe si adirò contro Rachele e rispose: “Tengo io forse il posto di Dio che ti ha negato il frutto del grembo?” Allora elle disse: “Ecco la mia serva Bilha. Entra da lei e partorirà sulle mie ginocchia; così anch’io potrò avere figli per suo mezzo”. Genesi, 30; 1-3
Difred non è semplicemente Difred, ma una donna privata del proprio nome e della propria vita per servire ai progetti di ripopolazione del Governo di Galaad, regime teocratico e totalitario ambientato alla fine del XX secolo. Difred non è altro che una forma di “patronimico” che determina la proprietà: Di- Fred, proprietà di Fred.
Galaad è un mondo dove le donne non hanno potere, se non su altre donne. A istruire le Ancelle sono le Zie, donne anziane non più fertili, scrupolose e bigotte, che rifiutano ogni forma di emancipazione femminile. Le donne non sono padrone del loro corpo: mostrarlo o abbellirlo è deplorevole. Il loro unico compito è quello di raccogliere il seme. I loro corpi non vanno intossicati con alcol, fumo e droghe: sono dei sacri contenitori. In assenza totale di autodeterminazione (non solo le Ancelle, ma anche le Zie, le Ecomogli, le Nondonne, ecc.), le donne vivono la loro vita private di un fondamentale diritto: la libertà.
A cavallo tra 1984 di George Orwell e Il Nuovo Mondo di Aldous Huxley, il romanzo del 1985 di Margaret Atwood spaventa perché le tematiche trattate sono terribilmente attuali, soprattutto nel nostro paese, dove aumentano le mozioni contro la legge 194, che regola l’aborto; per non parlare delle manifestazioni dei movimenti pro-life, che vorrebbero relegare la donna a quello che credono sia il suo ruolo, quello di madre e di angelo del focolare.
Consiglio questo romanzo perché fa riflettere su quanto abbiamo ottenuto e su quanto queste libertà non vadano prese per scontate, ma custodite gelosamente. Quindi, è proprio il caso di unirci al grido delle associazioni femministe italiane: giù le mani dalla 194!